testo di Stefania Gori.

Viviamo nel secolo delle immagini. Ci esprimiamo e ci relazioniamo con gli altri attraverso le rappresentazioni. Abbiamo affinato la vista per usare i linguaggi visivi al meglio e per curare la nostra immagine. Sul mercato, poi, si fa a gara per presentare una visione delle cose e del mondo consona coi propri obiettivi economici. E ciò nonostante non siamo poi così liberi di pensare immagini nuove nei nostri spazi interiori, dato che siamo sempre più omologati in un immaginario costruito attorno a noi dai media e da una serie di soggetti che producono e influenzano ciò che vediamo.

Li-Wei, performance, Venezia 2013

Li-Wei, performance, Venezia 2013

È qui che l’arte ci viene in aiuto, attraverso la sua continua ricerca sull’idea dell’immagine, con una proposta di visione diversa della vita e della realtà, capace di risvegliare ciò che è assopito dentro di noi. Prima ci avviciniamo ad essa e la sentiamo amica, prima essa ci accompagnerà e ci salverà da questa selva di proposte visive imposte da altri. Sotto questo profilo, è come se l’arte ci permettesse anche di volare. Librandoci più in alto, si sa, si vedono le cose diversamente, le ombre si allungano, la prospettiva cambia.

E proprio grazie all’arte, è nato a Pistoia un Giardino Volante dedicato ai bambini affinché possano imparare a coltivare la libertà di pensiero e di gioco. È un luogo intelligente e attivo che, grazie alla presenza di varie opere-gioco, valorizza l’attività ludica come conoscenza di sé e del mondo, col fine di sollecitare l’incontro tra persone, anche di generazioni diverse. È pensato come una pagina bianca su cui i bambini possono scrivere tante storie diverse; è una fonte di ispirazione per tutti. Non vi si entra per ammirare delle opere di arte contemporanea, ma per scoprire coi propri sensi che l’arte è materia da plasmare, cambiare e trasformare. Si trova in via degli Armeni, nella zona settentrionale della città, ed è contiguo a due ben note strutture educative del Comune. Non a caso si tratta dell’ampliamento di un giardino esistente, operato grazie all’intervento della Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia. È curioso ricordare come l’area sia già stata usata in passato anche per scopi pubblici: nel 1866 aveva ospitato il padiglione della Fonderia Michelucci, durante l’esposizione circondariale di quell’anno[1]1. Per ulteriori approfondimenti vi rimando al n.24 della rivista Storialocale, pag.69. All’epoca lo spazio era conosciuto come giardino Tonelli; poi prese il nome dei successivi proprietari (i Capecchi, vivaisti) sino a che il Comune non lo acquistò nel 1976.

Yves Klein, Le peintre de l’espace se jette dans le vide!, 1960

Yves Klein, Le peintre de l’espace se jette dans le vide!, 1960

Un giardino creato ad arte e con l’arte per i bambini

Nel creare questo giardino, Pistoia ha messo assieme due vocazioni a lei care da sempre: la cura e l’attenzione per la crescita dei bambini e la sensibilità verso l’arte ambientale. Quando, dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia, mi venne affidato l’incarico di pensare il giardino, capii che dovevo mettere in pratica il risultato delle sperimentazioni compiute per anni con l’associazione Arte in erba, da me fondata per avvicinare bambini e insegnanti all’arte contemporanea. I progetti svolti con l’associazione, nei musei e nelle scuole, mi hanno consentito di sperimentare modi nuovi di approcciare l’arte e mi hanno dato una consapevolezza: quella che il confronto con l’arte implica la partecipazione di tutti i sensi. L’opera deve essere guardata, attraversata, in certi casi toccata, nell’ambito di un coinvolgimento al tempo stesso fisico ed emotivo. Ho scoperto che i bambini in questo sono maestri: la ricchezza del loro mondo interiore arrivava, durante le nostre sessioni di lavoro, persino ad accrescere il senso e il valore di tutte le opere incontrate.

È così che, al momento di presentare un progetto alla Fondazione, ho pensato di scegliere una squadra di architetti e artisti adatta lavorare sulla base di queste idee e di una buona intesa: gli architetti progettisti Lapo Ruffi e Angiola Mainolfi, assieme agli artisti Luigi Mainolfi, Alessandro e Francesco Mendini, Gianni Ruffi.

Marc Chagall, Time is a River without Banks, 1930-1939

Marc Chagall, Time is a River without Banks, 1930-1939

Il progetto, in verità, si presentava come una sfida, perché uno spazio di questo genere non esisteva a Pistoia. Certo avevamo a disposizione un giardino esistente, nel centro della città, da preservare e ripulire; ma era anche un’area da ampliare e arricchire con nuove piante e con giochi/sculture, in modo da farne un ambiente per i bambini e per gli adulti che li accompagnassero.
Vedi progetto architettonico.

L’aggettivo “volante”, come dicevamo, discende dalla natura dell’arte ma anche da una promessa: entrare nel giardino garantisce un’esperienza speciale. L’aggettivo rievoca inoltre il libro il Pittore volante, scritto nel 1931 dall’artista Anselmo Bucci. Un libro di curiosi aforismi tra cui il seguente: “nulla al mondo è delicato come una foglia che cade”. Con questa citazione, ci piaceva legare il progetto del giardino alla capacità di cogliere le cose più semplici, ma anche straordinarie, che ci accadono intorno. E poi il volo è da sempre nei registri dell’arte. Per rimanere al ventesimo secolo, basta pensare al volo tradotto nella pittura futurista degli anni Trenta, o a quello poetico degli amanti di Marc Chagall, o al volo nel vuoto nella celebre foto di Yves Klein. Nel 2013 l’artista cinese Li-Wei volava con dei fumogeni colorati sulla laguna di Venezia, sfidando con l’arte la gravità, in una performance straordinaria durante la Biennale. Lo stesso Luigi Mainolfi, nel 2012, ha realizzato un’opera dedicata “a quelli che volano”.

Luigi Mainolfi, Per quelli che volano, 2010

Luigi Mainolfi, Per quelli che volano, 2010

Il Giardino Volante desidera offrire la possibilità di vivere esperienze diverse, non riconducibili al mondo del gioco orientato dal mercato e dal consumo. È come se in questo giardino ogni artista fosse stato libero di esprimere la propria concezione del gioco. Così ogni opera pensata per il giardino non racconta una storia conosciuta, ma è qualcosa di inedito: è un po’ come il Coniglio bianco dagli occhi rosa di Alice, che fa capitombolare i bambini dentro la grossa tana sotto la siepe, per dare inizio ad un viaggio dalle mille direzioni.

Gli artisti scelti hanno tutti qualcosa in comune: nel corso della loro carriera hanno sempre mantenuto una curiosità per la vita, un’ironia e un approccio all’arte che ben si conciliano con il mondo dei bambini e del gioco. Hanno rigore concettuale coniugato con leggerezza e ironia. Ognuno di loro si esprime in modo diverso, dal momento che proviene da esperienze diverse, eppure davanti alle opere installate nel giardino sentiamo un’energia e un’autenticità che sono solo prerogativa di pochi adulti capaci di restare vicini allo spirito del bambino. Le opere-gioco del giardino volante non bamboleggiano, non si accattivano l’attenzione del bambino in modo facile e frettoloso, ma si offrono come una traccia silenziosa, come un guizzo di luce mista di divertimento e conoscenza che farà crescere questi bambini, perché poi in fondo questa è l’opera d’arte: un’occasione per comprendere meglio noi stessi e il mondo che ci circonda.


1. Per ulteriori approfondimenti vi rimando al n.24 della rivista Storialocale, pag.69